L’unico islam con il quale è possibile convivere è quello che vive la propria religione in un’ottica morale e culturale: l’islam “laico” di molti leader arabi del dopoguerra, a partire da Nasser per finire con Saddam Hussein.
Diversamente, se vi è fedeltà letterale agli insegnamenti religiosi del Corano, allora il fedele musulmano che risiede in nazioni cristiane necessariamente rappresenterà un potenziale eversivo. Occorre ricordare che, per i musulmani, il Corano non è un libro scritto da un uomo ispirato da Dio, come noi concepiamo le Sacre Scritture, nelle quali vi è margine per il pensiero e l’espressività puramente umane, ma la dettatura, parola per parola, del pensiero divino, data dall’Arcangelo Gabriele apparso in visione a Maometto.
I musulmani credono che il Corano (ripartito in 114 capitoli detti sure, per complessivi 6.219 versetti) sia la trascrizione materiale di un Corano increato detto “Madre del Libro”, che si trova da sempre presso Dio.
Concettualmente, il Verbo divino “presso Dio” ( Prologo del Vangelo di S. Giovanni) che per noi cristiani si è fatto uomo in Gesù, per i musulmani si è fatto libro nel Corano. Dunque il fedele musulmano è tenuto a prendere il testo alla lettera: l’interpretazione libera del Corano fu proibita nell’islam già dal secolo IX.
Questo è il quadro della religione cristiana, secondo il Corano:
Sura 3 versetto 45.
Quando gli angeli dissero: “O Maria, Allah ti annuncia la lieta novella di una Parola da Lui proveniente: il suo nome è il Messia, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’Altro.
E’ un inizio promettente per i fan del “dialogo religioso”. Poi la musica cambia.
Sura 3 versetto 136.
Dite: “Crediamo in Allah e in quello che è stato fatto scendere su di noi e in quello che è stato fatto scendere su Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e sulle Tribù, e in quello che è stato dato a Mosè e a Gesù e in tutto quello che è stato dato ai Profeti da parte del loro Signore, non facciamo differenza alcuna tra di loro e a Lui siamo sottomessi”.
In altre parole, secondo Maometto, l’Antico Testamento era una “attesa” del Corano. Gesù, per gli islamici, era quindi un profeta di Allah.
Sura 19 versetto 30
[Ma Gesù] disse: “In verità, sono un servo di Allah. Mi ha dato la Scrittura e ha fatto di me un profeta.
Sura 3 versetto 52
Quando poi Gesù avvertì la miscredenza in loro, disse: “Chi sono i miei ausiliari sulla via di Allah?”. “Noi, dissero gli apostoli, siamo gli ausiliari di Allah. Noi crediamo in Allah, sii testimone della nostra sottomissione.
Dunque, secondo Maometto, Gesù era uomo “eminente” (vedi sura 3) ma soltanto uomo.
Sura 3 versetto 59.
In verità, per Allah Gesù è simile ad Adamo*, che Egli creò dalla polvere, poi disse: “Sii”, ed egli fu.
Negata la divinità di Cristo, in altre sure scompare poi anche l’onore che la sura 3, in apparenza, accordava a Lui e a Maria, che Maometto vede come persone che Allah, volendo, potrebbe distruggere.
Sura 5 versetto 17
Sono certamente miscredenti quelli che dicono: “Allah è il Messia figlio di Maria”. Di’: “Chi potrebbe opporsi ad Allah, se Egli volesse far perire il Messia figlio di Maria, insieme con sua madre e a tutti quelli che sono sulla terra? Ad Allah appartiene la sovranità sui cieli, sulla terra e su tutto quello che vi è frammezzo!”. Egli crea quello che vuole, Allah è onnipotente.
La colpa dei cristiani, nell’ottica degli islamici, è quindi quella di credere nella divinità di Cristo, radicata nel Vangelo, e di non credere alla divinità del Corano, annunciato da Maometto.
I commenti di ordine religioso, per noi cristiani, sono superflui.
E’ invece necessaria una riflessione morale e sociale sull’islamismo, perché questa “alternanza”, tra sure che invitano alla pace con i cristiani e sure che spingono alla distruzione dell’infedele attraverso il jihad, la guerra santa, attraversa in realtà l’intero Corano. Il motivo di questa alternanza è storia.
La redazione delle sure si snoda lungo l’intera vita di Maometto, nel corso della quale il ritiro, la meditazione e l’organizzazione delle prime comunità musulmane, si alternarono a scorrerie, battaglie e uccisioni (compresi sgozzamenti) cui egli partecipò personalmente.
I due grandi scenari della vita di Maometto – cui corrisponde la diversità dei messaggi contenuti nelle sure – sono il “periodo medinese” e il “periodo meccano”.
Dopo le prime predicazioni a La Mecca, dove Maometto predicò la sua nuova religione agli arabi, lui e i suoi seguaci subirono persecuzioni.
Si rifugiarono così a Yathrib, poi rinominata Medina, nel 622, anno che segna l’Egira, l’inizio del calendario islamico. Nella città-oasi, nella quale Maometto risiedette per otto anni, erano presenti comunità cristiane ed ebraiche, con le quali egli dovette convivere, ma che non accettarono la sua nuova dottrina.
In quello scenario, Maometto formulò la “Costituzione di Medina” che sanciva la convivenza tra varie componenti religiose.
Gli anni del “periodo medinese” furono anni di un difficile equilibrio con le comunità ebree e cristiane, e di guerra aperta agli arabi politeisti della Mecca, condotta attraverso scorrerie contro le loro carovane, attacchi continui e sistematici, tanto che le prime biografie di Maometto, fino al terzo secolo dopo la sua morte, portavano il nome di “libri delle razzie”.
La guerra contro la Mecca continuò in crescendo fino a battaglie campali per la supremazia fino alla vittoria di Maometto e dei suoi seguaci, nel 630, con la conquista della Mecca, che segna l’inizio del “periodo meccano” nel quale i musulmani diventarono ovunque in Arabia, forza egemone. La raccolta delle sure attraversa quindil’arco di tempo che passa tra gli inizi difficili di Medina e l’epilogo vittorioso di La Mecca.
Dunque noi cristiani crediamo che le sure riflettessero i sentimenti e le situazioni del momento, ma questo non può certo valere per il fedele musulmano che, credendo alla divinità del Corano, non lo contestualizza e crede all’universalità del suo insegnamento. Le scuole coraniche hanno posto rimedio alle evidenti contraddizioni tra una sura e l’altra, con la teoria detta “dell’abrogante e dell’abrogato”, secondo la quale i versetti composti posteriormente cancellano i precedenti. Base teologica di questa decisione è la sura 2, versetto 106: “Per ogni versetto che abroghiamo o che ti facciamo dimenticare ne daremo uno migliore o eguale: non sai dunque che Dio può ogni cosa?”. In pratica però, ed è questo il punto, non vi sono notizie certe, in ordine al tempo della composizione delle sure,che permettano una sistemazione cronologica: sono infatti ordinate secondo la lunghezza.
La questione della contrapposizione irrisolvibile di certe sure con altre, non è solo accademica, come si intuirà.
Le sure della tolleranza religiosa
Sura 2, versetto 256
Non c’è costrizione nella religione.
La via della verità si distingue bene dall’errore.
Sura 109, versetti 1-6
Di: “ O miscredenti! Io non adoro quel che voi adorate e voi non siete adoratori di quel che io adoro. Io non sono adoratore di quel che voi avete adorato e voi non siete adoratori di quel che io adoro: a voi la vostra religione, a me la mia.
Le sure dell’odio religioso
Sura 9 versetto 30.
I nazareni dicono: “Il Messia è figlio di Dio ”. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah! Quanto sono fuorviati!
Sura 3 versetto 10.
No, per quelli che sono miscredenti, non basteranno i loro beni e i loro figli per metterli al riparo da Allah. Saranno combustibile del Fuoco.
Sura 3 versetto 85.
Chi vuole una religione diversa dall’Islàm, il suo culto non sarà accettato.
Sura 3 versetto 28.
I credenti non si alleino con i miscredenti, preferendoli ai fedeli. Chi fa ciò contraddice la religione di Allah, a meno che temiate qualche male da parte loro.
Questa sura è il fondamento teologico, nella tradizione islamica, della cosiddetta Taqiyya, il “principio di dissimulazione” che prevede e autorizza la menzogna, in materia di fede, per salvaguardare la propria sicurezza. La Taqiyya consente in sostanza al musulmano di nascondere o addirittura rinnegare la fede, se questo serve a evitare persecuzione e pericoli. Nessuno ci dirà mai, con tali presupposti, quanti tra gli islamici che oggi garantiscono amicizia, domani resteranno buoni amici.
Le sure che invitano alla guerra santa
Sura 9 versetto 123.
O voi che credete, combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi.
Sura 9, versetto 5.
Uccidete gli idolatri ovunque li troviate. Prendeteli, assediateli e tendete loro ogni sorta di insidie.
Sura 9 versetto 29. Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e non accettano la legge divina, finché tutti tra loro non paghino umilmente il tributo.
Le sure che invitano al massacro
Sura 5 versetto 33.
La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra.
In pratica, i versetti che invitano alla tolleranza e quelli che predicano il massacro, sono accettati entrambi dall’islam, e sono fatti rientrare con pari valore nell’ortodossia. Un nodo che non può essere sciolto, perché non esiste, nell’islam, un’autorità religiosa paragonabile alla nostra Santa Sede, non vi è cioè un magistero islamico universale. In una parola:coloro che urlano Allahu akbar, mentre sgozzano prigionieri inermi, non sono affatto eretici o fuorviati, per la religione islamica. Anzi. Sono indicativi, in tal senso, i sentimenti religiosi dei frequentatori di moschee, e non in Afghanistan, ma nei Paesi del Golfo “amici”, come il petrolifero Kuwait. Ne ha disegnato il quadro un coraggioso giornalista kuwaitiano, Dalaa Al-Mufti, in occasione del referendum che, anni fa, bocciò la costruzione di moschee in territorio elvetico. Di fronte allo sdegno dei suoi correligionari, il giornalista li ha interpellati con l’articolo “Vi siete dimenticati delle campane delle chiese?” (in Kuwait è proibito alle chiese di far suonare le campane) apparso sul quotidiano del Kuwait “Al-Qabas”, 3 dicembre 2009, dove Dalaa Al-Muft ha scritto: (1)
“E’ successo un pandemonio dopo il risultato del sondaggio effettuato dal governo svizzero in cui la maggioranza degli svizzeri è risultata favorevole al divieto di costruire minareti nel Paese”.
Perché noi abbiamo diritto di vietare, di annullare di proibire e gli altri no?(…) “Vi siete dimenticati delle leggi che vietano la costruzione di chiese in alcuni Paesi arabi ed in altri Paesi con molte restrizioni?”
“Vi siete dimenticati della legge che vieta la concessione della cittadinanza ai non musulmani, e che ci vantiamo di essere il primo Paese che l’ha decretata?”
“Vi siete dimenticati delle invocazioni che vengono rivolte ogni venerdì nelle nostre moschee chiedendo a Dio di disperderli e di sterminarli?”
Note
1) https://www.ricognizioni.it/vi-siete-dimenticati-delle-campane-delle-chiese/