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L’invito alla denatalità
Un nuovo ordine del mondo tecnocratico, sotto il profilo sociologico non può che auspicare una decrescita della popolazione in vista di una migliore “governabilità”.
In quest’ottica, a partire dall’inizio degli anni settanta, il Deep State cominciò i lavori preparatori del nuovo ordine del mondo, spopolando il mondo. L’opinione pubblica internazionale fu bombardata da messaggi mediatici che ruotavano intorno a slogan come “sulla terra siamo troppi”, “ le risorse del pianeta non bastano”, con implicito invito ad un sistematico controllo delle nascite.
La dott.ssa Therese Amiot:
“Denunciando i pericoli di una sovrappopolazione mondiale, incombente e catastrofica, si susseguono impunemente le incitazioni alla contraccezione e all’aborto. Le campagne sono orchestrate nel mondo intero da organizzazioni come la Trilateral, il Club di Roma, e la più importante fondazione americana, la Rockefeller, che detiene un immenso potere finanziario e politico. (1)
La storia di quegli anni, in materia di “sovrappopolazione”, mostra un verminaio di istituti internazionali, Agenzie ONU, Ong, testate giornalistiche e governi al guinzaglio del Deep State, impegnati nel lanciare l’allarme demografico e a finanziare programmi di “pianificazione familiare” nei cinque continenti.
La I.P.P.F. disseminava il mondo di conferenze sul controllo delle nascite: nel 1962 a Varsavia, nel 1963 a Singapore, nel 1966 a Copemaghen, nel 1967 a Santiago del Cile, nel 1969 a Dacca (Pakistan).
Dal 1963 al 1972 la Fondazione Rockefeller investe nella pianificazione della contraccezione e dell’aborto di massa, complessivamente 50 milioni di dollari. (2) Nel 1966 l’ ONU scende in campo con un’Assemblea generale delle Nazioni Unite che vota una risoluzione sull’assistenza da fornire agli Stati in materia di contraccezione. (3)
Nel 1972 l’agenzia americana per lo “sviluppo” USAID ( United States Agency International Development), fondata nel 1961, fornisce assistenza alle pianificazioni familiari in 35 paesi per 40 milioni di dollari. (4)
Nel 1974 la Banca Mondiale investe complessivamente 71 milioni di dollari a supporto del controllo delle nascite, (4) vincolando gli aiuti alla “disponibilità” antinatalista dei paesi assistiti. Robert Mc Namara, direttore della Banca, aveva dichiarato sin dal 1968:
“Noi dobbiamo esigere che i governi che chiedono il nostro aiuto, adottino nello stesso tempo una ferma politica per bloccare il tasso di crescita della popolazione. Io non vedo altre alternative”. (5)
Nel 1975, la Gran Bretagna offre la sua assistenza finanziaria, per il controllo delle nascite, a 24 paesi del Terzo Mondo, seguita dagli altri famigli del sistema USA: Olanda, Danimarca, Norvegia, Canada, Germania e Giappone. (6)
Nel luglio 1977 il Congresso USA discute un progetto di legge per l’assistenza finanziaria a paesi esteri, in materia di contraccezione, per un miliardo e seicento milioni di dollari. (7) E così via.
Tutto questo non accadeva nella logica del “controllo della popolazione”, ma dello spopolamento puro e semplice. Nel 1977 Il dottor Reinert Ravenholt, direttore dell’ “Ufficio americano per la popolazione”, Agenzia creata in quegli anni dal Dipartimento di Stato, parlò chiaro in tal senso al corrispondente americano del giornale inglese Evening Standard :
“ … lo scopo ( dell’Agenzia) è di perfezionare la tecnica medica necessaria per rendere, nei paesi in via di sviluppo, circa cento milioni di donne incapaci di avere bambini”. (8)
Lo stesso Ravenholt fu direttore dell’Ufficio della Popolazione (Office of population) dell’USAID . Ne sappiamo di più su quest’ennesimo istituto preposto alla denatalità, dalla dot.ssa Lucie Zander, vicepresidente della organizzazione pro life tedesca “Humanes Leben International”:
“ L’USAID ha versato 118 milioni di dollari all’Associazione per la contraccezione chirurgica per finanziare un programma di sterilizzazione di cinque anni (…) in Perù e negli altri paesi poveri. Gli impiegati del governo peruviano riempiono interi autobus di donne, promettendo loro cestini di cibo e altre cose allettanti, per farle sterilizzare. Alcune subiscono danni permanenti, altre muoiono. (9)
“ Nel 1975 in una lettera pastorale collettiva, i vescovi boliviani denunciarono apertamente il genocidio del popolo boliviano attraverso l’USAID: controllo delle nascite, sterilizzazione, aborto, sanzioni contro le famiglie numerose”. (10)
La protesta fu rinnovata l’anno seguente ma il Deep State, ovviamente, non si fermò. Così, ancora tre anni dopo, nel 1978, il quotidiano francese “la Croix” scriveva:
“ Alcuni mesi fa la Bolivia è stata scossa da un moto popolare di protesta quando è apparso chiaro che una campagna di controllo delle nascite, finanziata da diverse istituzioni nordamericane, altro non era che il pretesto per sterilizzare migliaia di donne indio. (11)
La presunta sovrappopolazione
L’allarme demografico era giustificato? La risposta è negativa. Il problema di una crescita incontrollata della popolazione, in rapporto alle risorse del pianeta, è sempre stato un falso problema, sollevato ad arte per supportare la cultura della contraccezione.
Non era vero e non è vero.
E’ stato calcolato – uno tra gli esempi- che la sola agricoltura del continente africano – se razionalmente pianificata- potrebbe sfamare l’umanità intera. In altre parole, se tutte le agricolture del mondo cessassero la loro attività, al mondo basterebbe la sola agricoltura sul territorio africano. In realtà la propaganda antinatalista non ha mai avuto base nella realtà ma soltanto in un’ideologia di morte.
Il missionario Piero Gheddo:
“Ho visto cartelloni di propaganda anticoncezionale persino nei villaggi e cittadine della Papua Nuova Guinea (Oceania), un paese esteso una volta e mezzo l’Italia, potenzialmente ricchissimo di tutto, ma con soli quattro milioni di abitanti”. (12)
Il Deep State, in materia di “esaurimento delle risorse mondiali”, tentò di dare veste scientifica alla propaganda antinatalista, ma i risultati furono tragicomici. Nel 1968 il “Club di Roma”, centro della propaganda abortista in Italia, fondato il 7 aprile 1968 da Aurelio Peccei, consulente Nato e dirigente del gruppo Fiat, commissionò al M.I.T. (Massachussets Institute of Techology) uno dei più prestigiosi istituti scientifici americani, uno studio sul quadro delle risorse mondiali disponibili. Nel 1972 il M.I.T. pubblicò lo studio con il titolo “The limits to growth” ( I limiti dello sviluppo), diversamente conosciuto come “Rapporto Meadows” dal nome di uno dei suoi estensori. (13)
Il dossier avvertiva che il mondo nel giro di breve tempo non avrebbe più potuto contare su riserve di materie prime. Il documento prevedeva questi archi di tempo, entro i quali le scorte si sarebbero implacabilmente esaurite.
Petrolio – dai 20 ai 31 anni
Gas naturale – dai 22 ai 38 anni
Rame – dai 21 ai 36 anni
Piombo – dai 21 ai 26 anni
Stagno – dai 15 ai 17 anni
Zinco – dai 18 ai 23 anni
Questa collezione di calcolate scemenzedette ulteriore forza all’impegno antinatalista di istituzioni nazionali e internazionali e il Deep State si preparò a chiudere il cerchio.
Alla Conferenza di Bucarest del 1974, l’ONU si accingeva a presentare un piano di “Azione mondiale per la popolazione”, con la conseguente globalizzazione della contraccezione e dell’aborto. L’operazione, questa volta, non riuscì.
I delegati della Santa Sede, affiancati da quelli dei paesi poveri, si opposero al progetto, affermando con forza che il problema non era costituito dalla sovrappopolazione, ma da uno squilibrio ragionato delle risorse del pianeta a vantaggio dei paesi industrializzati.
L’aborto, arma di distruzione di massa
La battuta di arresto di Bucarest non fermò il Sistema, che dagli anni settanta ai novanta moltiplicò anzi i suoi sforzi.
La martellante campagna antinatalista di quegli anni fu così sintetizzata da William Sherwin, segretario del “International Right to Life Federation”nel corso di un’assemblea pro life a Tokio, nel 1991:
“Una campagna globale altamente organizzata, tendente a spazzare via tanta più gente e popoli quanto è necessario, perché le risorse della terra, popoli inclusi, siano concentrate nelle mani di una élite di super-ricchi”. (14)
La campagna di spopolamento del pianeta, alla fine dette i risultati attesi dai Rockefeller e dal Deep State dietro di loro. Risultati così “incombenti” che le stesse Nazioni Unite furono costrette a renderli noti.
Il rapporto ONU del 1998 certificò ufficialmente l’invecchiamento della popolazione mondiale: 61 paesi che rappresentavano il 44% della popolazione mondiale, mostravano un tasso di natalità inferiore alla crescita zero.
Il Rapporto ONU del 2000 registrava altresì il calo della popolazione giovanile e l’aumento di quella anziana, avvertendo i governi che l’invecchiamento della popolazione si sarebbe tradotta in un declino dei popoli.
Nel 2002, 11-14 marzo, si svolse a New York un convegno dei demografi dell’ONU. (Expert Group Meeting On Completing The Fertility Transition).
Sulla base dei dati emersi il “New York Times” titolava “Nel 2050, l’80% della popolazione mondiale non avrà abbastanza figli per il ricambio generazionale”. (15)
Ma emerse anche altro. Nel corso del Convegno, di fronte ai dati gli esperti ONU furono costrettti ad ammettere che, dal 1970, avevano alterato sistematicamente le loro previsioni demografiche”. (16)
L’anno dopo, il Sunday Times anticipò la relazione ONU sulla popolazione 2003.
Vi si legge: (17)
“ le previsioni fatte per decenni da ambientalisti e demografi in merito alla cosiddetta ‘bomba demografica’ vengono completamente smentite da questo rapporto delle Nazioni Unite”.
Merita riflessione il fatto che il sistema liberal, che per decenni ha raccontato frottole demografiche per i propri scopi, è lo stesso sistema di potere che oggi distribuisce annunci apocalittici in tema di cambiamenti climatici, marcando le responsabilità dell’uomo (cause antropiche) in rapporto ai cambiamenti stessi.
A buon bisogno, per perorare la causa della “green economy”, è saltata fuori come un pupazzo a molla anche un giovane esemplare della buona borghesia svedese (la Svezia è tra le prime nazioni al mondo per “densità massonica), la cimiteriale Greta, profetessa di sventure. Deve essere un caso che, in questo scenario, la gestione del passaggio dai carburanti fossili all’economia “verde”, sia gestito dagli stessi potentati economico-finanziari che lavorano alla creazione di un nuovo ordine mondiale.
Note
1) Autori vari “ Aborto- Il genocidio del XX secolo”, op.cit. p.57
2) Cfr. Emeretienne de Lagrange ed altri, op.cit., p.102.
3) Ibid., p.113
4) Ibid., p.110
5) Ibid., p.114 -115
6) Ibid., p.109
7) Ibid., p.110
8) Ibid, p.111
9) Autori vari, “ Aborto, il genocidio del XX secolo”, op.cit., p.154.
10) Emeretienne de Lagrange e altri, op.cit., p.95
11) Ibid., p.96
12) Pietro Gheddo “ I popoli della fame”, EMI, Bologna 1985, p.36.
13) Massachussets Institute of Technology, ed.italiana “ I limiti dello svluppo” Mondadori Editore, Milano 1972, pp.52-54.
14) “Sì alla vita” , mensile del “Movimento per la Vita italiano, giugno 1991, pag. 21.
15) “Sì alla vita”, aprile 2002, n.4, pag. 22.
16) Ibid., aprile 2002, n.4, pag. 24.
17) Ibid., marzo 2003, n.3 pag. 20.