I termini della questione
L’allarme omofobia è stato costruito ad arte, la vacuità del dibattito è evidente.
Nell’odierna società occidentale i gay non patiscono danni di sorta, non vi sono drammi sociali in atto né vi sono mai stati.
I rari quanto deprecabili episodi di violenza morale o fisica subita da omosessuali, sono sempre stati ingigantiti e trasformati da eccezione in regola, dimenticando, ed educando a dimenticare, altre categorie sociali, quelle sì, “deboli”.
Ma tant’è: siamo chiamati a credere che il mondo omosessuale soffochi sotto la tirannia dell’oscurantismo.
Così il sistema politico progressista, dimenticando, oltre che la decenza, anche la denatalità che sta divorando l’Europa, si è mobilitato per legalizzare famiglie caricaturali – quelle gay – piuttosto che sostenere le famiglie vere, ma povere di mezzi. Tutto questo è troppo idiota per essere vero e, infatti, vero non è: siamo ancora di fronte, come in altri scenari, ad una manipolazione mentale di massa.
Per poco che vi si rifletta, i sermoni che presentano i gay in veste di vittime universali, appaiono ciò che sono: un espediente propagandistico per promuovere l’omosessualità, non per difendere gli omosessuali.
Qual è il senso di tutto questo?
E’ la stessa logica che sta alla base dell’immigrazionismo e dell’operazione aborto, fenomeni sociali che appaiono spontanei ma che tali non sono, univocamente finalizzati a cambiare il volto della società in cui viviamo, a partire dalla comune cultura cristiano-cattolica.
Che sia questa, la grande posta in gioco dell’operazione, è stato chiaro sin dal 2000, Anno Santo del Giubileo, quando ebbe luogo un gay pride a Roma in evidente e calcolato sfregio alla Chiesa, tra gli entusiasmi del sistema politico progressista. Quest’ultimo è il grande beneficiario dell’invasamento gay, e qualcuno lo ha anche ammesso.
Scriveva all’inizio degli anni settanta Mario Mieli, caposcuola del movimentismo gay in Italia: (1)
“Le prospettive del matrimonio tra omosessuali interessano molto più il sistema che gli stessi gay riformisti (…) In Svezia e anche in Norvegia la stampa e la televisione discutono il diritto degli omosessuali al matrimonio mentre le stesse organizzazioni gay moderate si limitano alla rivendicazione di una completa accettazione da parte della società (…) Il “progressismo”, medita un interesse totale all’omosessualità”.
Con questi presupposti, non sorprende che il movimento gay mondiale mostri protettori potenti, e lasci intravedere una cabina di regia.
Le Nazioni Unite ospitano intere collezioni di Ong di gay e lesbiche. mentre, ai quattro angoli dell’Occidente, le organizzazioni Lgbt sono oggetto della massima considerazione, supportate da appoggi finanziari, politici e mediatici ininterrotti.
Così, supportate da enormi apparati di potere, le organizzazioni Lgbt si presentano come alba di una nuova era. Lo pensano solo loro, però.
Simon Fanshawe, intellettuale e scrittore inglese, omosessuale dichiarato, nel 2006 ha realizzato il documentario “The Trouble With Men Gay” mandato in onda sall’emittente BBC3 Television. Fanshawe ha mandato coraggiosamente in scena un mondo gay fallimentare, marchiato da depressioni, droga ed eccessi di ogni tipo.
Questo, ovviamente, gli è costata l’ostracismo. Nell’aprile dello stesso 2006 Fanshawe scriveva sul “Guardian”:
“In just one hour I get to burn every bridge in the gay world I’ve got” (…)
“Every kind of sexual activity, just because it’s gay. So in gay magazines, while the front section is full of holiday features and interviews with gay celebrities (…) the back is full of rent-boy ads: one I read today contains no less than seven pages of them. But we’ve normalised prostitution”.
“ In un’ora ho bruciato tutti i ponti che avevo con il mondo gay”
“Ogni tipo di attività sessuale è considerata lecita se sei gay (…) Così nelle riviste per gay, mentre la prima parte è piena dei resoconti delle vacanze e di interviste delle celebrità gay(…) il retro è pieno di annunci di prostituti: solo l’ultimo che ho sfogliato oggi contiene non meno di sette pagine di annunci. Abbiamo normalizzato la prostituzione (…)” (2)
Nel 2008 la giornalista inglese Hilary White pubblicò una recensione del documentario di Fanshawe dal titolo: “ UK: homosexual documentary says lifestyle a ‘sewer’ of degrading sex, musery” citandone un passaggio: “Are we just swimming around in a sewer which we’re just sort of saying is normal?” (“Stiamo nuotando in una fogna, e tutto quello che sappiamo dire, è che è normale”?) (3)
Note
1) Mario Mieli “ Elementi di critica omosessuale”, Torino, Einaudi 1977, pag. 87.
2) https://www.theguardian.com/commentisfree/2006/apr/21/gayrights.comment
(3) https://virtueonline.org/uk-homosexual-documentary-says-gay-lifestyle-sewer-degrading-sex-misery.