Un messaggio del Sistema all’opinione pubblica
Nel 1966 fu pubblicato contemporaneamente a New York e a Londra il saggio “Tragedy and Hope – The history of the world in our time”(1) (Tragedia e speranza – La storia del mondo nel nostro tempo).
L’autore, lo storico americano Carrol Quigley, scriveva che era all’opera, nel mondo industrializzato, un centro di potere che egli chiamava “Sistema” ( e che noi chiamiamo “Deep State”) sorto in Inghilterra alla fine del secolo XIX, precisava Quigley, e successivamente sviluppatosi negli Stati Uniti, che mirava ad un “mondo unico” a conduzione anglosassone, nel quale il potere della finanza sarebbe stato totalizzante. Scrive Quigley: (2)
“ Un sistema mondiale di controllo finanziario gestito con metodi feudali e posto in mano a privati, capace di dominare il sistema politico di ogni paese e l’economia del mondo nel suo insieme (…) attraverso banche centrali che sarebbero state al di fuori di ogni controllo politico, cosicché tutte le questioni finanziarie internazionali potessero essere risolte dalle banche centrali senza interferenze da parte dei governi”
Carrol Quigley era uno dei primi intellettuali degli Stati Uniti, con un curriculum accademico e professionale impressionante, dunque il libro suscitò una emozione profonda nella società americana del tempo, anche perchè – aveva precisato Quigley – le sue fonti erano state gli archivi del Sistema stesso, da lui lungamente consultate in quanto, precisò, per una ventina d’anni egli aveva collaborato direttamente con questa organizzazione, della quale auspicava la discesa in campo.
Quigley mostrava di credere che il progetto di un nuovo ordine mondiale governato da questo “Sistema”, avrebbe portato all’umanità ordine e progresso.
Qualcuno ovviamente gli chiese perché avesse deciso di svelare segreti di quella portata e Quigley rispose che, diversamente dagli uomini del Sistema con i quali aveva collaborato, egli credeva opportuno rivelare al mondo ciò che si stava preparando. Tanto fortemente lo credeva, aggiunse, che aveva voluto fissare nel titolo stesso del libro le sue convinzioni. Nella sua ottica, infatti, “Tragedy”, la tragedia, era rappresentata dall’eventualità che il mondo non comprendesse la portata dei benefici che il Sistema garantiva all’umanità intera, mentre “Hope” era la speranza che l’umanità comprendesse.
Le spiegazioni fornite da Quigley, a questo riguardo, apparvero improbabili.
Era più plausibile che Quigley avesse in realtà concordato l’operazione con i suoi “superiori”, evidentemente per saggiare le reazioni dell’opinione pubblica americana.
Non ci soffermeremo però su questo.
L’operazione non ebbe gli esiti sperati da Quigley, e dal Sistema dietro di lui.
Scese infatti in campo il Prof. Cleon Willard Skousen, avvocato, ex agente scelto dell’FBI e docente presso la Brigham Young University, che rispose a “Tragedy and Hope” con il suo “The Naked capitalist”(3) nel quale valutava il progetto globalista in un’ottica diametralmente opposta a quella di Quigley, dichiarando che le mire del Sistema in realtà ipotecassero la libertà dei popoli.
L’opinione pubblica americana si allarmò e il Sistema accusò il colpo.
Il libro di Quigley fu immediatamente ritirato sia in America sia in Inghilterra e pubblicato successivamente in una versione “depurata”, ancora oggi disponibile.
Il libro di Skousen, “The Naked capitalist”, in prima battuta fu uno dei libri-simbolo del 68, ( la prima edizione italiana è del 1970, con il titolo “Il capitalista nudo”) perchè il libro sembrava utilizzabile nella propaganda anticapitalista.
L’idillio durò poco, e “Il capitalista nudo” fu inghiottito da un silenzio politicamente corretto, in America e in Europa: gli araldi del 68 nuovo preferirono nascondere ciò che il libro di Skousen rivelava, cioè che comunismo e capitalismo erano facce della stessa medaglia.
Il testo originale di “Tragedy and Hope”
E’ vero che, oggi, l’opinione pubblica occidentale si è dimenticata di “Tragedy and Hope” del Prof. Quigley e della risposta di Skousen, ma ciò che è stato scritto, resta, con la sua verità fondamentale: la globalizzazione oggi in atto era stata pensata, con largo anticipo sui tempi ufficiali, nei think tank di un centro di potere autocandidato al governo del mondo. Va notato che, nel suo “The Naked capitalist”, CleonSkousen ebbe cura si riportare testualmente ampi brani di “Tragedy and hope”.
Lo fece perchè, da buon agente dell’FBI, aveva previsto ciò che poi sabebbe accaduto: dopo la pubblicazione del libro-risposta di Skousen, il libro di Quigley, non fu più ristampato per due anni, e riapparve opportunamente “depurato” di intere sezioni del testo originale. Tutte le citazioni che qui seguiranno, sono quindi tratte dal testo originale della prima edizione del libro di Quigley, che Skousen ha preservato e commentato nel suo “The Naked capitalist”.
Il circolo di Oxford e l’idea di potere globale
Così Quigley delineava la strategia di fondo del Sistema ( o “Deep State”, se preferite):
“Gli scopi fondamentali di questa complessa organizzazione semi-segreta erano altamente encomiabili: coordinare in un tutt’uno le attività internazionali e gli obiettivi dell’intero mondo anglofono (…) secondo criteri abbastanza simili a quelli insegnati ad Oxford” (4)
La storia che segue, cheprese avvio nell’Inghilterra vittoriana, è la storia stessa del “Deep State” oggi operante nel mondointero.
Nel 1870 un docente di storia dell’Arte dell’università di Oxford, John Ruskin, pensatore eclettico, affiancava agli studi della sua materia, studi anche economici e di riforma sociale. Scrive il suo biografo Kenneth Clark:
“ Egli pensava che lo Stato dovesse prendere il controllo dei mezzi di produzione e di distribuzione” (5)
Non lo stato nazionale, ma un super-stato collettivista che governasse una federazione mondiale delle nazioni: un governo unico del mondo. Scrive Quigley: (6)
“ Fin dai primi tempi di Oxford, John Ruskin aveva convinto i primi adepti (…) che per arrivare ad una federazione mondiale bisognava seguire una linea socialista, concentrando nelle mani di un ristretto gruppo di leader politici, a loro volta controllati dalla finanza, tutte le proprietà, l’industria, l’agricoltura, i mezzi di comunicazione, i trasporti, l’istruzione e la politica”.
Clark, precisa che le tali idee erano tratte “…direttamente dal libro che è la base di ogni dittatura, la Repubblica di Platone.Leggeva Platone quasi ogni giorno”. (7)
Il giudizio impoverisce la figura di Platone, il cui pensiero non si riduce certo a questo, ma non tratteremo di filosofia e ci limiteremo a ricordare che Platone concepiva, ai vertici di una società rigidmente gerarchica, strutturata a piramide, un governo di filosofi-guerrieri con un potere assoluto sui governati.
La Repubblica platonica prevedeva altresì una sessualità promiscua, con l’eliminazione del matrimonio e della famiglia, sostituiti dallo Stato che avocava il diritto di una selezione eugenetica dei bambini nati, e della loro educazione.
Ruskin integrò l’idea di una simile società con i modelli di sviluppo della rivoluzione industriale e ne trasse infine il progetto, esteso all’umanità intera, di un mondo unico, gerarchicamene piramidale, al vertice della quale un’élite avrebbe governato le masse.
Ruskin non concepiva tutto questo come idea puramente accademica, ma come un progetto concretamente realizzabile dal Regno Unito.
La cultura e le tradizioni anglosassoni, la qualità della classe dirigente e la struttura imperiale del potere britannico, fornivano, secondo Ruskin, gli strumenti ideali per una realizzazione pratica della “società perfetta”.
Intorno a lui si raccolsero intellettuali, aristocratici e banchieri londinesi, entusiasti delle sue idee. Il messaggio di Ruskin, scrive Quigley, ebbe una risonanza straordinaria soprattutto tra gli universitari, figli privilegiati di un’Inghilterra che educava la sua classe dirigente a considerare Londra, la capitale del mondo.
Note
1) Carrol Quigley, “Tragedy and hope” A History of the world in our time. The Macmillan Company, New York and Collier-Macmillan Limited, London, 1966.
2) Cfr. Cleon Skousen, “ Il capitalista nudo”, Editore Armando, Roma 1978, pag. 37.
3) Titolo completo dell’opera: “ The Naked capitalist” A review and commentary on Dr.Carrol Quigley’s Book : a Tragedy and Hope- The history of the world in our time” . by Ensign Publishing Company june ist 1970. Il nostro testo di riferimento sarà l’edizione italiana (vedi nota precedente).
4) Cfr. Cleon Skousen, op.cit., pagg. 57-58.
5) Ibid., pag. 42.
6) Ibid., pag. 56.
7) Cfr. Cleon Skousen,, op.cit. ,p.269 . Citaz. da Kenneth Clark “ Ruskin today”, Holt, Rinehar