Gli inizi del circolo di Oxford
Tra gli allievi di Ruskin si distingueva per entusiasmo Cecil Rhodes (la Rodesia ne prese poi il nome), che sarebbe in seguito diventato sfruttatore delle miniere di oro e diamanti in Sud Africa dietro mandato della banca Rotschild.
L’idea di Rhodes, scrive Quigley: (1)
“ … (era) una federazione tra i popoli di lingua inglese, per portare successivamente tutti i paesi abitabili del mondo sotto il suo controllo”.
Rhodes è un’icona della menzogna mondialista, della sua promessa di un “mondo unico” regno del benessere e della fraternità universale.
Un progetto che, sin dai tempi del circolo di Oxford, prevede tutt’altro. Ci ricorda il sociologo Edward Goldsmith: (2)
“ Il famigerato colonialista inglese Cecil Rhodes, che dette il proprio nome alla Rhodesia (oggi Zimbawe), disse un giorno senza mezzi termini “ Dobbiamo trovare nuove terre da cui potere estrarre materie prime, e al tempo stesso, ridurre in schiavitù gli indigeni delle colonie e farli lavorare per noi”
Il giornalista inglese William Steade, tra i più celebri del suo tempo, a sua volta appassionato di riforme “globali”, promosse un’intesa tra Rhodes ed esponenti dell’aristocrazia e della finanza britanniche, attratti dalle sue teorie.
Rhodes e Stead, scrive Quigley, stabilirono di organizzare un’azione propagandistica all’interno del sistema inglese, attraverso una società segreta che essi fondarono il 5 febbraio 1891
Il sodalizio, sotto la guida di Rhodes, era formato da un comitato esecutivo (Stead, Lord Milner, Lord Esher) e da un centro direttivo, detto Circle of Iniziates, nel quale spiccava la figura del banchiere Lord Nathan Mayer Rotschild. L’ideologia mondialista del circolo inglese si stava saldando con la finanza internazionale.
Tutto questo, si ripete, lo apprendiamo da Carrol Quigley citato da Skousen.
Va notato che nell’Inghilterra elitaria e classista del tempo, uomini come Ruskin e Rhodes non avrebbero mai potuto interloquire efficacemente con aristocratici e banchieri, meno che mai averli come “discepoli”.
Questo potè accadere perchè il sodalizio di Oxford rispondeva ad un’autorità superiore sia agli aristocratici sia ai borghesi: tutti gli attori in campo erano framassoni.
Da fonte massonica ufficiale apprendiamo che Cecil Rhodes fu l’ideologo della loggia londinese “Edmund Burke”, tra le più prestigiose del suo tempo (3).
Membri di questa loggia erano il giornalista Thomas Stead, il banchiere Lord Nathan Mayer Rotschild e il banchiere William Aldorf Astor, quest’ultimo proprietario del Times che fu cassa di risonanza del progetto del gruppo di Oxford. (4) La stessa fonte massonica certifica che fu a sua volta membro della “Edmund Burke”.
L’affiliazione massonica dei primi artefici del globalismo non è una curiosità storica, è il nocciolo del problema.
Questa consorteria di banchieri e gentiluomini framassoni stava lavorando all’edificazione di un nuovo ordine mondiale, previa distruzione dell’ordine sociale cristiano, perchè il fondamento teorico-pratico della massoneria è l’anticristianesimo programmatico. Questo è il filo rosso che attraversa, da allora fino ad oggi, il progetto di un “mondo unico”
Scriveva a riguardo Leone XIII nell’enciclica Humanum genus contro la massoneria, 20 aprile 1884 :
“Dai certissimi indizi che precedentemente abbiamo ricordato, emerge quello che è l’ultimo e principale dei suoi intenti, e cioè distruggere dalle fondamenta tutto l’ordine religioso e sociale nato dalle istituzioni cristiane e creare un nuovo ordine”
La Corona britannica e la massoneria
La massoneria moderna fu fondata in Inghilterra, con la costituzione della Gran Loggia di Londra, il 24 giugno 1717. Regnava Giorgio I Hannover, portato al trono dalle fazioni anglicane solo per sbarrare il passo a restaurazioni cattoliche: era tedesco, grande elettore di Hannover e non conosceva neppure l’inglese.
Il 5 novembre 1737, sotto il regno del suo successore, Giorgio II, per la prima volta fu iniziato alla massoneria un membro della Casa Reale, il Principe di Galles Frederic-Lewis. Il rito ebbe luogo in una loggia costituita solo per lui nel palazzo di Kew, una residenza reale sulle rive del Tamigi.(5)
Sette anni dopo, si apprende sempre da fonte massonica, (6) fu iniziato anche il figlio di Giorgio II, Guglielmo Augusto duca di Cumberland.
Da allora, per tradizione, il Gran Maestro della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, deve essere un membro della famiglia reale. Poiché, per le leggi massoniche, la maestranza può essere concessa solo a un uomo, nel caso di una donna regnante tale carica massonica spetta al suo primo parente maschio in linea di sangue.
Finchè ha regnato Elisabetta II, Gran Maestro della massoneria è stato suo cugino, Edoardo duca di Kent, (7) ora è Re Carlo III a ricoprire tale carica.
Al tempo del circolo di Oxford, regnava Edoardo VII, figlio della Regina Vittoria, a sua volta massone, come certificato sempre da fonte massonica ufficiale. (8)
SoloaLondra si contavano 382 logge attive, e 2.543 in tutto l’impero britannico, all’obbedienza della Gran Loggia di Londra (9)
In pratica, massoneria e sistema inglese sono, da sempre, tutt’uno.
Il circolo di Oxford non fu quindi un’entità indipendente di liberi pensatori, ma uno strumento della massoneria, prima lungo i canali dell’impero britannico, poi, come vedremo, attraverso la nascente potenza americana.
Il progetto di un “mondo unico” è sempre stato, quindi, farina della massoneria, quanto massonico era l’ anticristianesimo del quale era ed è impregnato.
Mons. Auguste Martin, vescovo di Natchitoches (Louisiana), scriveva in una lettera pastorale del 1878 in rapporto alle persecuzioni massoniche contro la Chiesa cattolica:
“Di fronte a questa persecuzione d’una universalità inaudita, della simultaneità dei suoi atti, della somiglianza dei mezzi che adopera, noi siamo necessariamente condotti a riconoscere l’esistenza d’una data direzione, d’un piano comune, di una forte organizzazione che esegue uno scopo determinato cui tutto tende. Sì, esiste questa organizzazione, con il suo scopo, con il suo piano e con la sua direzione occulta cui essa obbedisce. Società compatta malgrado la sua dispersione nel globo; società mescolata a tutte le società senza dipendere da alcuna; società d’una potenza superiore ad ogni potenza, eccettuata quella di Dio, società terribile che è, per la società religiosa come per le società civili, per la civiltà del mondo, non è solo un pericolo, ma il più formidabile dei pericoli”. (10)
Note
1) Cfr. Cleon Skousen, op.cit., p.45
2) Jerry Mander-Edward Goldsmith “ Glocalismo”, Arianna Editrice, Casalecchio (Bologna), pp131-132. Titolo originale “A case the Global Economy and for a turn toward the local” San Francisco, 1996.
3) Cfr. Gioele Magaldi “ Massoni – Società a responsabilità illimitata” Edizioni “chiare lettere”, Milano 2014, pag. 383.
Leggiamo nella Nota dell’editore: “Questo libro, la cui stesura ha richiesto un lavoro di almeno quattro anni, arriva dall’interno del network massonico internazionale ed è stato possibile grazie all’accesso ad alcuni archivi privati e finora segretissimi (…) I documenti su cui si basa non sono pubblicati all’interno del libro ma, per un accordo tra le parti coinvolte nella stesura, sono stati depositati in vari studi legali di Londra, Parigi e New York, con il patto implicito di renderli pubblici solo in caso di contestazioni”.
4) Ibid., p.384
5) Alec Mellor “I nostri fratelli separati I liberi Muratori”, Edizioni Bolla, Milano 1963, pag. 81.
6) “Rivista Massonica”, organo ufficiale del Grande Oriente d’Italia, Marzo 1974, pag. 184.
7) “Rivista Massonica” Novembre 1973, pag. 552.
8) http://www.grandeoriente.it/storia-e-societa-massoneria-inglese-mette-on-line-elenchi-storici/
9) Laurence Gardner “ I segreti della Massoneria”, New Compton Editori, Roma 2016, pag. 102.
10) Cfr. Enrico Delasusse “ Il problema dell’ora presente –Antagonismo fra due civiltà” Parte prima Guerra alla civiltà cristiana”, Roma, 1907, pag. 75. Ristampa anastatica.