Nel suo “ La grande scacchiera” del 1998, da cui sono tratte le citazioni della precedente scheda n.3, Brzezinski scrive che la Cina non aspirerà mai ad un potere globale e che ciò vale anche per il Giappone. Egli vedeva piuttosto nella Federazione Russa il vero avversario, pronto a contrastare il potere americano.
Posto che, per Brzezinski, il focus del potere mondiale gravita nella regione euroasiatica, l’area del pianeta che comprende Europa, Russia europea e asiatica, Cina e Asia meridionale, egli raccomandava:
“ …impedire che la Russia divenga l’unica potenza egemone in questo spazio geopolitico”(1)
Non sorprenderà che Brzezinski vedesse un concorrente nella Federazione Russa, e non sorprende, alla luce delle considerazioni fatte, che questo valesse anche per l’Europa. Scrive Brzezinski:
“ L’Europa ha la capacità di uguagliare e superare gli Stati Uniti in campo economico e finanziario” (2)
“E’ lecito ipotizzare che, a un certo punto, una UE veramente coesa e influente, possa diventare un rivale politico degli Stati Uniti” (3)
Conclude:
“ Quanto detto finora porta a ritenere che l’Europa possiede un potenziale per emergere come rivale dell’America molto più grande del Giappone, ma questo non significa che l’Europa lo farà” (4)
Una dichiarazione sibillina: perchè l’Europa non avrebbe potuto farcela?
Perchè non avrebbe avuto pace: incombeva su di essa una migrazione di massa, inimmaginabile. Non per un caso, crediamo, la prima edizione americana del libro di Brzezinski, con la sua valutazione “pessimista”sulla possibilità di un’Europa emergente, è del maggio 1993, un anno dopo i primi sbarchi a Lampedusa. Un’immigrazione islamica inconcontrollata, prometteva un effetto paralizzante sul Vecchio Continente, e questo rispondeva agli interessi degli Stati Uniti, o, per meglio dire, del “Deep State” americano.
Brzezinski lo dichiara apertamente:
“L’insicurezza, alimentata dalla sfida demografica e religiosa del vicino Nord Africa islamico, servirà a sostenere l’interesse europeo per la presenza americana in Europa. A sua volta, la dipendenza europea dalla presenza americana, avrà l’inevitabile effetto di inibire, almeno in una certa misura, la spinta verso un’autentica unità politica e militare”. (5)
L’asse antieuropeo Deep State-Arabia saudita
La logica ci dice che la regia nascosta delle migrazioni di massa si è sviluppata lungo l’asse New York-Ryiad .
New York è la capitale del Deep State americano, Ryiad è la capitale dell’Arabia Saudita. L’intesa tra i due mondi è maturata lungo i percorsi dei petrodollari.
Tra le cosiddette “sette sorelle”, le sette compagnie petrolifere che dal 1940 sino alla crisi petrolifera del 1973, hanno controllato il mercato del greggio mondiale, tre erano di proprietà Rockefeller: Exxon (ESSO), Mobil, Standard Oil of California (Socal). Le altre erano le americane Gulf Oil e Texaco, l’anglo-olandese Schell, la britannica British Petroleum. Attraverso la Exxon, il grupppo Rockefeller non si limitò all’acquisto del petrolio arabo, e offrì consulenza alla monarchia saudita per la fondazione del primo nucleo dell’OPEC, l’organizzazione dei produttori di petrolio che riunì nel 1960 Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait e Venezuela
Su questa base di sinergia, assai cospicua, David Rockefeller saldò infine con la monarchia saudita, intese non solo finanziarie ma anche politiche, sulla base di una comune ideologia: l’anticristianesimo e l’anti-europeismo. I Sauditi sono, da un lato, entusiasti ammiratori dell’Occidente e imitatori del suo lusso, come è noto, dall’altro professano il wahabismo, corrente integralista dell’islam sunnita caratterizzata dal rigore dottrinale (6), dall’idea di unsultanato islamico mondiale, e dall’odio per il Cristianesimo. In Arabia non è possibile portare un crocifisso al collo, negli aeroporti sauditi la Swiss Air ebbe problemi per la presenza della croce, simbolo della Confederazione Elvetica, sulla coda dei velivoli, (7) mentre ai cristiani immigrati per lavoro in Arabia non è concesso neppure un garage per celebrare la Messa domenicale. (8)
Con tali caratteristiche, il molto massonico gruppoRockefeller non poteva che considerare la monarchia saudita un interlocutore ideale, utile per scardinare vecchi equilibri e costruirne di nuovi, un possibile compagno di viaggio verso un nuovo ordine del mondo.
L’alleanza tra i due sistemi – il Deep State USA e l’islam – divenne ancora più stretta a partire dagli anni 70, quando l’Arabia finanziò formazioni armate islamiche in funzione anti-comunista, per contrastare l’influenza sovietica nell’area mediorientale.
Zbigniew Brzezinski entrò come attore di assoluto rilievo in questo meccanismo al tempo dell’invasione sovietica dell’Afghanistan. Fu Brzezinski che volle promuovere contatti diretti con i mujahidin, i guerriglieri fondamentalisti afghani, per rifornirli di armi individuali di ultima generazione, e questo prima ancora dello scoppio delle ostilità: lo dichiarò lo stesso Brzezinski in un’intervista rilasciata ad un periodico francese. (9). Da allora Brzezinski, e con lui il Deep State, considerò l’islam fondamentalista un irrinunciabile alleato.
“Agli Stati Uniti interessa molto di più il gruppo degli integralisti, in quanto potente strumento di penetrazione e di demolizione di quella civiltà europea che insidia il primato anglosassone nel mondo”
Alexandre Del Valle Ricercatore del “Centro Ricerca e Analisi dell’Università di Parigi”. (10)
In questo scenario è maturata un’alleanza tattica, in una logica anti-europea, tra il Deep State USA, di cui il gruppo Rockefeller era l’organizzazione di punta, e l’Arabia Saudita, e in questa logica l’immigrazione di massa prometteva meraviglie ad entrambe le parti. La monarchia saudita vedeva soddisfatta la sua ansia di espansione del fondamentalismo islamicoproselitismo religioso. Lungo gli anni 90 l’Arabia ha promosso la diffusione dell’islamismo fondamentalista attraverso la fondazione di madrasse, scuole coraniche disseminate dai Sauditi in Egitto e nelle repubbliche islamiche ex sovietiche, in Asia centrale. Ne dà notizia Brzezinski
“ l’Arabia Saudita ha finanziato uno sforzo massiccio per rivitalizzare l’eredità culturale e religiosa musulmana di quei territori” (11)
Per l’Arabia, la prospettiva di seminare islamismo in l’Europa attraverso l’islam immigrato, era un obiettivo epocale.
Specularmente, questi erano gli stessi interessi dello “Stato profondo” USA: la creazione di un forte islam immigrato, avrebbe ipotecato per sempre il destino dell’Europa.
Note
1) Cfr Zbignew Brzezinski, “ La grande scacchiera”, ed.Longanesi 1998 , p.187
2) Cfr. Zbigniew Brzezinski, “Il mondo fuori controllo”, Longanesi, Milano 1993, p.135
3) Cfr Zbignew Brzezinski, “ La grande scacchiera”, op.cit., pag.105.
4) Cfr. Zbigniew Brzezinski, “Il mondo fuori controllo”, op.cit., pag.139.
5) Cfr. Zbigniew Brzezinski, “La Grande scacchiera”, op.cit., pag.145.
6) Il gesuita egiziano Samir Khalil scrive nel suo “Cento domande sull’Islam”, Ed.Marietti, Genova 2000, p.75: “Pochi paesi nel mondo islamico, come l’Arabia Saudita (…), pretendono di applicare integralmente i dettami della shari’a. L’Arabia non ha neppure una Costituzione e proclama che il Corano è tout- court la sua Costituzione”
7) “La Stampa”, 23 giugno 1995.
8) Nel corso del “Meeting internazionale sul dialogo tra le religioni” a cura della fondazione “Oasis” (Venezia, 22-23 giugno 2009), riferiva il Card.Jean–Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso: “Nessun segnale positivo da parte dell’Arabia Saudita è stato dato per quanto riguarda la possibilità d’ottenere un locale per la celebrazione della Messa domenicale per i quasi due milioni di cristiani residenti nel paese”.
9) “Le Nouvel Observateur”, Parigi, 15-21 gennaio 1998.
10) Dagli atti della conferenza “Espansionismo islamico ieri e oggi” tenuta dal Prof. Paolo Taufer, Rimini il 28 ottobre 2000. 8° Convegno di studi cattolici organizzato dal periodico “La Tradizione”.
11) Cfr. Zbigniew Brzezinski, “Il mondo fuori controllo”, op.cit., pag.162.